LA FOBIA SCOLARE: UNA FORMA DI RINUNCIA SOCIALE

La fobia scolare è definita dalla Società Psicoanalitica Italiana come paura, irrazionale e non controllabile, di andare e/o restare a scuola. Nei bambini e negli adolescenti che ne soffrono, la regolare frequenza scolastica è significativamente compromessa. I dati epidemiologici indicano che questo fenomeno colpisce l’1-5 % dei ragazzi in età scolastica senza differenze significative di genere; è osservabile soprattutto durante la fase di transizione a un nuovo ciclo scolastico, cioè tra i 5-6 anni (con l’inserimento nella scuola primaria), tra i 10 e gli 11 anni (con il passaggio alla scuola secondaria di primo grado) e tra i 12-15 anni (con il passaggio alla scuola secondaria di secondo grado). Durante questi periodi i bambini ed i ragazzi rischiano di vivere un rapporto complicato con se stress e con l’ambiente esterno, arrivando in talune situazioni a vere e proprie di rinuncia sociale.

Quali sono le emozioni dominanti nei bambini e negli adolescenti che stanno vivendo questo problema? Quali le possibili cause? Il dottor Edoardo Perini e il dottor Marco Schneider, entrambi psicologi e psicoterapeuti di orientamento sistemico-relazionale, ci aiutano a fare chiarezza sulla fobia scolare in bambini e adolescenti.

LA FOBIA SCOLARE MESSA IN ATTO PER SFUGGIRE ALLA VERGOGNA E AL FALLIMENTO

Il dottor Schneider si occupa da molti anni di adolescenti e famiglie. Nella sua esperienza di psicoterapeuta privato ha incontrato diversi casi di fobia scolare, un fenomeno in rapido aumento e per il quale le famiglie chiedono con sempre maggior frequenza aiuto ed un intervento psicoterapeutico. La sua ipotesi è che nella genesi della fobia scolare giochino un ruolo importanti diversi aspetti, ad esempio le caratteristiche storiche dell’epoca in cui viviamo. Nello specifico infatti la società occidentale odierna pone molta attenzione alla competitività e al successo, tematiche che alcuni adolescenti particolarmente sensibili possono vivere male.

A queste tematiche si accompagna naturalmente l’altra faccia della medaglia, ovvero la paura del fallimento e la vergogna per gli insuccessi (in questo caso scolastici). Tali fallimenti sono percepiti dal soggetto come una dimostrazione della sua mancanza di abilità e di valore come persona.

In taluni casi, per preservare una buona immagine di sé, l’adolescente preferisce evitare le situazioni di confronto con i pari in cui potrebbe sperimentare fallimenti, mettendo in atto inconsapevolmente una vera e propria rinuncia sociale.

LA FOBIA SCOLARE NELLA SCUOLA PRIMARIA

Il dottor Perini si occupa di psicologia scolastica da circa dieci anni. Ha lavorato presso la scuola dell’infanzia, la scuola primaria e la scuola secondaria di primo grado. Alcuni soggetti che soffrono di fobia scolare da lui presi in esame hanno come sentimento preponderante la paura. Un bambino ed una bambina da lui trattati, ad esempio, avevano un genitore affetto da una patologia; l’ipotesi che il dottor Perini sostiene è che i bambini preferissero non frequentare la scuola perché pensavano che il genitore malato avesse bisogno di loro a casa e non volevano abbandonarlo.

Inoltre, entrambi erano costituzionalmente molto esili rispetto ai loro coetanei; questo avrebbe potuto quindi contribuire alla sensazione di paura nei confronti della scuola, vissuta come un ambiente nuovo che avrebbe fatto loro richieste difficili, a cui non erano ancora pronti. Il fenomeno della fobia scolare nei bambini più piccoli tende a rientrare abbastanza velocemente; tuttavia questo non significa che non sia un problema da tenere in considerazione, soprattutto in un’ottica di prevenzione. Vista l’importanza delle dinamiche relazionali che il bambino vive a casa; il ruolo dello psicologo scolastico è quello di capire quali di queste potrebbero influenzare il manifestarsi della fobia scolare, riducendo la presenza di recidive che potrebbero presentarsi negli anni a venire.

PAURE E TENTENNAMENTI NEGLI ADOLESCENTI CHE PORTANO ALLA FOBIA SCOLARE

E’ assolutamente normale che gli adolescenti vivano periodi travagliati caratterizzati da paure, tentennamenti e cadute che si ripercuotono anche sul loro percorso scolastico.  

I più sensibili possono vivere questo periodo in maniera particolarmente problematica, fino ad arrivare a decidere di interrompere gli studi; essi finiscono col privarsi non solo della scuola ma anche dei rapporti con coetanei e insegnanti, mettendo in atto una rinuncia sociale.

Schneider riporta che la fobia scolare negli adolescenti è assai complessa da superare perché tende ad essere un disturbo radicato; al contrario, come ci ha ricordato il dottor Perini, nell’infanzia tendenzialmente essa rientra dopo un breve periodo.

LE ORIGINI SOCIALI DELLA FOBIA SCOLARE

L’ipotesi del dottor Schneider è che le cause della fobia scolare possano venire rintracciate da un lato in determinate caratteristiche storiche dell’epoca in cui viviamo, e dall’altro nelle specifiche modalità con le quali alcune famiglie vivono il confronto sociale, le paure del fallimento e l’ambizione al successo personale, scolastico, professionale.

Nello specifico, la società odierna concentra molta della propria attenzione alla competitività e al successo. Questa specifica attenzione ha effetti non solo sugli adulti, ma anche sui bambini e gli adolescenti.

Molti adolescenti nello specifico possono vivere in modo competitivo l’ambiente scolastico, il rapporto con compagni, insegnanti e soprattutto l’attribuzione dei voti.

L’importanza che i voti hanno per il ragazzo non dipende esclusivamente dal suo pensiero ma in larga misura anche dal valore che per la sua famiglia hanno il successo, il confronto, la riuscita sociale e, come contro altare, il fallimento. Se è vero che tutti, compresi gli adolescenti, devono confrontarsi quotidianamente con lo spettro del fallimento e dell’insuccesso, è vero che per alcuni il fallimento ed il confronto negativo sono percepiti in modo intenso come dimostrazione della loro mancanza di abilità ed assenza di valore personale.

Le emozioni prevalenti in questi ragazzi sono dunque soprattutto la paura e la vergogna che portano al rifiuto del confronto con gli altri, al fine di evitare brutte figure e umiliazioni.

In questo senso dunque i comportamenti legati alla fobia scolare sono manifestazioni di una rinuncia sociale dell’adolescente: il ragazzo al confronto preferisce isolarsi, rinunciare, nascondersi, scapppare.

L’epoca in cui viviamo ci fornisce poi molti strumenti per rendere tale fuga e questo ritiro possibili: cellulari, computer, videogiochi, ecc. certamente aiutano l’adolescente a restare chiuso in casa ma non disconnesso dal mondo, e a vincere la noia pur non interagendo realmente con gli altri.

Gli adolescenti affetti da fobia scolare vivono quindi in una sorta di dimensione parallela a quella reale, un mondo difensivo che gli psicoanalisti definirebbero “regressivo”, in cui rifugiarsi per evitare il confronto con gli altri, ma soprattutto con i propri limiti. In ogni modo è necessario non considerare la fobia scolare come pura manifestazione di una debolezza individuale, ma anche come esito di dinamiche familiari complicate.

L’INFLUENZA DELL’AMBIENTE FAMILIARE: E’ COLPA DEI GENITORI?

Il dottor Schneider non pensa che sia corretto affermare che nella fobia scolare degli adolescenti la colpa sia dei genitori; sostiene che l’ambiente familiare in cui il soggetto vive abbia un’influenza fondamentale nella creazione e nella manifestazione di tale disturbo. Nello specifico, le dinamiche che si sviluppano nella coppia genitoriale possono avere conseguenze sul comportamento dell’adolescente, ad esempio creando difficoltà nel rapportarsi con figure adulte quali l’insegnante o il professore, l’allenatore sportivo, ecc…

Tra le dinamiche complesse che possono sostenere un disturbo di fobia scolare ci sono anche le divergenze tra i genitori in merito a questioni educative e i conflitti coniugali, soprattutto se non espliciti. Crisi, separazioni o minacce di abbandono possono anch’essi infatti contribuire alla ferma volontà del ragazzo di rimanere a casa, ad esempio per assicurarsi che uno o entrambi i genitori restino con lui.

Tuttavia secondo Schneider l’elemento di maggiore specificità nella fobia scolare è la modalità con la quale tutti i membri della famiglia vivono le relazioni al loro interno e con gli altri, soprattutto per ciò che attiene ai confronti sociali, all’importanza data allo studio, al successo, all’affermazione personale, alla capacità di impegnarsi e di essere determinati.

Va detto che in numerosi casi le famiglie incontrate da Schneider hanno dimostrato una forte motivazione a mettersi in discussione per comprendere le proprie responsabilità rispetto al problema e ad intervenire per risolverlo. Ciò però non toglie che spesso i genitori, pensando di agire in buona fede, non si rendano conto di mettere in atto comportamenti incoerenti o comunque poco vantaggiosi nei confronti dei figli. Per ciò che riguarda le possibilità di intervento, nel caso della fobia scolare sono importanti due aspetti: la diagnosi ed il lavoro psicologico.

Lo psicologo poi non deve adottare un approccio unicamente individuale nella terapia, centrato solo sul ragazzo, ma piuttosto far leva sulle relazioni che il bambino o il ragazzo instaurano nel contesto in cui vivono: come ci testimoniano il dottor Perini e il dottor Schneider un ruolo fondamentale è giocato dall’ambiente familiare.            

Inoltre non è da sottovalutare l’impatto della sfera sociale su ciascuno: le richieste pressanti e la competitività con i pari possono contribuire, in soggetti particolarmente vulnerabili, allo sviluppo del disturbo.

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